#RacingFuels – Là dove osano i camion

19/08/2017

Il Motorsport non è solo auto, argomento principe qui a Sports Car Legends. Lo si vede bene soprattutto in competizioni come la Parigi-Dakar, dove auto, camion e moto corrono fianco a fianco. Benché gareggino in classifiche diverse, a volte queste tre categorie di mezzi sono giunte a confronto diretto: il caso storicamente più eclatante è sicuramente quello del DAF 95 TurboTwin X1 che si dimostrò alla pari, se non più performante, della miglior vettura partecipante all’epoca, la Peugeot 405 Turbo 16 Grand Raid.
Ma andiamo con ordine in questa nuova puntata di #RacingFuels, dove questo vero e proprio titano a gasolio evidenzierà nuove potenzialità dei motori diesel.

L’originale Parigi-Dakar era negli anni ’80 il rally più duro e pericoloso al mondo. Non solo si aveva a che fare, come nelle edizioni sudamericane moderne, con ostacoli naturali come deserti, temperature elevate e terreni imprevedibili.
Innanzitutto il GPS non era ancora fido compagno di viaggio, portando molto spesso gli equipaggi a perdersi tra le dune: quando successe nel 1982 a Mark Thatcher, figlio del primo ministro britannico Margaret Thatcher, la colossale spedizione di recupero che ne conseguì diede un tale ritorno mediatico alla competizione da accrescerne il fascino e la leggenda.
Non era da sottovalutare neanche la situazione instabile del continente africano, che aggiungeva ulteriore pathos alla manifestazione. Ecco quindi i furti di mezzi nella notte: chiedere ad Ari Vatanen, che ritrovò sì la sua 405 T16 in mezzo alle dune, ma non in tempo per evitare la squalifica dall’edizione 1988. Oppure i ritardi di ore nei traghetti fluviali come racconta Renato Pozzetto, navigatore d’eccezione in più di un’occasione.

Per affrontare tale “andata e ritorno all’inferno”, il pilota olandese di rallycross Jan De Rooy scelse i camion dell’azienda connazionale DAF. Dalla stagione di esordio datata 1982, i mezzi inviati alla Dakar furono sempre più raffinati per continuare le vittorie e i prestigiosi risultati che via via si andavano a collezionare.
Non solo l’affidabilità doveva essere al top, per via dei forti stress a cui andava incontro la meccanica, ma anche le prestazioni stavano acquisendo sempre più rilevanza anche nella classe riservata ai mezzi pesanti. Il turbo divenne l’asso nella manica da giocare, come nel caso della Peugeot 505 SRDT nei rally. Già nel 1986 con il FAV 3600 4×4 TurboTwin (squalifica alla 15^ tappa) e nel 1987 con il FAV 3600 4×4 TurboTwin II (vincitore), De Rooy ottenne già grandi risultati, ma il suo a dir poco impressionante sistema propulsivo raggiunse l’apice nel 1988.
Si tratta di 2 motori diesel 6 cilindri in linea da 11.600 cc ciascuno, entrambi dotati di 2 turbocompressori, ma non finisce qui: ognuno dei due motori era provvisto di un ulteriore turbo per fornire aria precompressa agli altri due e diminuire così il turbo lag, portando il totale a 6 turbo su un solo veicolo! I due propulsori erano poi posizionati uno a fianco dell’altro in posizione centrale, con il compito di dare trazione ciascuno ad un asse per creare una trazione integrale senza giunti di trasmissione, quindi più solida. Il risultato di cotanta maestosità motoristica erano una potenza di 1.220 CV (610 CV per ogni motore) e 4.700 Nm di coppia (2350 Nm per ognuno).
A sostenere cotanta esuberanza c’era un semplice ma resistente telaio tubolare in alluminio (evoluzione del telaio in acciaio dei due camion precedenti) come nelle auto da corsa, che andava a controbilanciare la massa dei propulsori. La bilancia si fermava comunque a quota 10.500 kg, che non impedivano però prestazioni da urlo: 220 km7h di velocità massima su sabbia che diventavano 240 su km/h su altri terreni, oltre ad un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7,8 s! Cerchi in lega da 24″ e una cabina ridisegnata (tranne che per la portiera con portasigarette, come meglio si addice al tradizionale camionista) completavano il pacchetto del DAF 95 TurboTwin.

Due esemplari gemelli furono prodotti: l’X1 col n°600 fu affidato a De Rooy stesso con il copilota Yvo Geusens e il meccanico Hugo Duisters, mentre l’X2 col n°601 fu portato in gara dal trio Theo van de Rijt (pilota), Kees von Loevezijn (copilota) e Chris Ross (meccanico). La Parigi-Dakar 1988 non poteva partire meglio, con l’X1 che all’8^ tappa era 3° assoluto, davanti addirittura alle due Peugeot 405 T16 Grand Raid ufficiali. Come anticipato all’inizio, l’emblema di questa superiorità, rimasto tutt’ora impresso nella memoria degli Appassionati, è la scena del testa a testa in mezzo al deserto tra l’X1 e la 405 di Vatanen, con il camion di De Rooy che riesce nel sorpasso: leggenda vuole che il pilota finnico abbia violentemente picchiato il pugno sul volante nel vedere l’imponente bestia a quattro ruote sfrecciargli sotto il naso…

Purtroppo il sogno e la felicità finirono lì. Proprio nel corso dell’8^ tappa l’X2, accelerando su una difficile zona sabbiosa, si ribaltò ad alta velocità (si dice 180 km/h) per poi rotolare almeno 6 volte. Il sedile di Kees von Loevezijn fu letteralmente sradicato dalla forza centrifuga, sbalzando così l’olandese al di fuori dell’abitacolo e portandolo tristemente incontro alla morte. Gli altri due occupanti, malgrado una cabina completamente disintegrata, si salvarono riportando comunque infortuni molto seri.
Il team dell’X1 non poté che ritirarsi dalla manifestazione di fronte ad una così grande sciagura, con DAF che lasciò il mondo delle corse per diversi anni a venire. Anche De Rooy non partecipò alla Dakar fino al 2002. La manifestazione stessa ne fu profondamente colpita, con il divieto alla partecipazione dei camion per il 1989 e l’imposizione dal 1990 di una velocità massima di 150 km/h per i mezzi pesanti.

L’X2 giace tutt’ora nel deserto del Ténéré, lì dove la sua corsa è stata spezzata dalla sorte. Il suo gemello X1 si trova invece al museo DAF di Eindhoven, tenuto in perfette condizioni di marcia e talvolta guidato in esibizioni dal figlio di Jan De Rooy, Gerard: qui Appassionati e curiosi possono rivivere coi ricordi una delle più esaltanti epoche motoristiche di sempre, fatta di Gruppi B e prestazioni oltre i limiti, anche grazie ad un “impensabile” camion diesel.

I mezzi pesanti e i loro motori a gasolio non hanno finito di stupirci! Nel prossimo appuntamento un altro peso massimo, questa volta tutto italiano, percorrerà le strade della Parigi-Dakar con un obiettivo ben fisso in mente: scoprite quale qui, con #RacingFuels!
Qui sotto puoi gustarti la galleria di immagini sul DAF 95 TurboTwin.
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– la Squadra Storie SCL