#LaNostraOpinione – Dakar Rally 2017: le nostre considerazioni finali

Finito il Dakar Rally 2017, è tempo per qualche considerazione personale da parte di Sports Car Legends.
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Considerazioni generali

Ciò che più salta all’occhio in questa Dakar sono stati senza dubbio i gravi problemi causati dal maltempo. Fin dall’arrivo in Bolivia, la carovana è stata investita da bufere che hanno rovesciato la pioggia di mesi nel corso di pochi giorni: fiumi in piena, smottamenti, vaste distese di fango ovunque, questo lo scenario che ci ha accompagnato.
Senza star qui a parlare di ciò a cui è andata incontro la popolazione (SCL non è il luogo preposto, anche se a tutti loro va il nostro pensiero), l’organizzazione ha presentato alcune pecche. Di certo non si poteva prevedere tale accanimento meteorologico mesi fa, in fase di stesura del percorso; speravamo però che, dopo le prime piogge intense e le conseguenti previsioni per i giorni a venire, gli organizzatori riuscissero a trovare un percorso meno “accidentato” che consentisse il tranquillo prosieguo della manifestazione. Invece siamo stati di fronte a tappe rinviate perchè previsti guadi di fiumi ormai in piena o bivacchi di fortuna in mezzo alla tempesta: da una delle maggiori competizioni al mondo ci saremmo aspettati francamente qualcosa di più.

Nonostante tutto questo ci sono stati pochi ritiri, seppur illustri. Tutti i tifosi sono giustamente delusi di non aver potuto vedere in gara fino all’ultimo protagonisti del calibro di Nasser Al-Attiyah o Carlos Sainz, pensiamo però tutti convengano su un fatto: la tecnologia di queste auto da competizione è diventata talmente evoluta e affidabile da poter permettere anche ai team più piccoli di giungere in fondo a una maratona massacrante, per di più in condizioni ambientali proibitive.

Abbiamo poi notato una calo di interesse per i risultati della Dakar nella seconda settimana della manifestazione. Le due tappe cancellate sono state sicuramente il clou, però anche le correzioni in corsa giustificano tale risultato. Infatti, sempre a causa del maltempo, il percorso di alcune tappe è stato modificato in corsa: niente di sbagliato, però avremmo preferito una comunicazione più completa e solerte, invece di due righe abbozzate all’ultimo minuto e, per di più, senza neppure la correzione delle distanze e delle cartine sui siti ufficiali.

Piloti

Veniamo ai protagonisti di queste due intense settimane di gara.

Peterhansel è una leggenda vivente della Dakar e i suoi 13 successi ne sono un’evidente prova. Quest’anno il francese non ha però avuto vita facile, soprattutto per la forte concorrenza interna al team Peugeot.
La sua corsa sembrava compromessa nella decima tappa, a causa dello scontro con un motociclista: “Monsieur Dakar”, fermandosi a soccorrere il pilota ferito, aveva accumulato diversi minuti di ritardo, che però l’organizzazione ha deciso di restituirgli per intero qualche ora dopo il termine della tappa, inizialmente vinta da Loeb. Una decisione a nostro modo di vedere corretta ma solo in parte. Sia chiaro, il gesto di Peterhansel ci è piaciuto molto, da Sportivo vero, tuttavia non siamo convinti fino in fondo per quanto riguarda la scelta della giuria. Forse sarebbe stato meglio dare al francese un abbuono di qualche minuto, ma non restituirgli per intero il tempo perso: alla fine i suoi guai erano iniziati con un incidente di gara tra due concorrenti, causato proprio dall’auto di Stéphane.

Alla resa dei conti questo episodio si è poi rivelato decisivo per l’esito della gara con Sébastien Loeb, altro grande protagonista della gara, costretto ad accontentarsi del secondo gradino del podio.
L’alsaziano ha tuttavia dimostrato tutta la sua grande classe, vincendo ben 5 tappe e lottando fin da subito per la leadership in classifica generale.
Siamo certi che Loeb tornarà più carico che mai il prossimo anno, deciso a scrivere il suo nome nel prestigioso albo della Dakar.

Se per il nove volte Campione del Mondo Rally possiamo solo spendere parole positive, altrettanto non possiamo fare per quello che per molti anni è stato suo rivale sulle prove speciali iridate. Mikko Hirvonen ci ha infatti deluso, non riuscendo quasi mai ad inserirsi nella lotta al vertice e patendo diversi problemi di navigazione, culminati con lo scontro con un camion. Il finlandese puntava molto su una gara regolare e priva di sbavature, con l’obbiettivo di centrare per lo meno il podio, ma così non è stato: di sicuro le motivazioni per riprovarci il prossimo anno non gli mancheranno.

Motivazioni che sicuramente avranno anche due dei ritirati illustri della maratona, Nasser Al-Attiyah e Carlos Sainz.
Lo spagnolo non perde mai occasione di dimostrare che, nonostante l’età, il suo talento e il suo carisma siano immutati rispetto agli inizi della sua brillante carriera. Ci spiace solamente che, nell’eccesso di foga, abbia compromesso la sua Dakar, uscendo di strada mentre era ampiamente in testa alla tappa e con la leadership della classifica generale ormai in tasca. Dopo il successo del 2010 la Dakar per Carlos rimane stregata, ma siamo sicuri che prima o poi la sfortuna lo abbandonerà, permettendogli di giocarsi nuovamente fino in fondo un piazzamento sul podio.
Il qatariota è invece partito fortissimo, vincendo la prima tappa ma ritirandosi a causa di una rovinosa uscita di strada già durante il terzo giorno di gara. A Nasser va il merito di aver cercato di sopperire con le sue doti di guida all’inferiorità tecnica della sua Toyota, manifestatasi durante il prosieguo della gara con le prestazioni poco convincenti di Nani Roma e, soprattutto, Giniel De Villiers.
Lo spagnolo ha cercato sempre di rimanere a contatto con le Peugeot ma si è dovuto accontentare di un comunque onorevole quarto posto, proprio davanti al sudafricano che, partito in sordina, sfruttando le disavventure di alcuni avversari, è riuscito a raggiungere un onesto piazzamento nella top five della classifica finale.

Concludiamo infine con una citazione a Cyril Despres che, già vincitore per ben cinque volte della Dakar tra le moto, coglie un buonissimo terzo posto alla sua terza partecipazione tra le auto. Per le edizioni future occhio anche al francese, candidato a raccogliere la pesante eredità del connazionale Peterhansel.

Team

Cosa dire se non far giustamente notare il dominio Peugeot?  I francesi erano partiti mettendo le mani avanti, lamentandosi prima del via della gara sul regolamento che, a loro dire, avvantaggiava le auto a trazione integrale.

Gli avversari secondo loro “favoriti” hanno però avuto difficoltà ad emergere, con Toyota che in classifica generale ha avuto nel 4° posto di Roma il miglior risultato, ma che nel complesso ha decisamente deluso le aspettative dei suoi tifosi.  Se si escludono infatti gli acuti iniziali di Nasser Al-Attiyah, le Hilux non sono quasi mai state in grado di impensierire le Peugeot ufficiali, accumulando ritardi consistenti in ogni tappa e manifestando anche qualche piccolo problema di affidabilità.

Le Mini del team X-Raid, dominatrici delle fino ad un paio di anni fa della Dakar, hanno fatto molta fatica e nemmeno il loro pilota di punta, Mikko Hirvonen, ha saputo inserirsi nella lotta al vertice, raccogliendo come miglior risultato il secondo posto nella quarta tappa. Una prestazione nel complesso quindi ben lontana dalle aspettative.

In conclusione possiamo quindi affermare che, alla luce dei risultati conseguiti da Peugeot, il concetto di auto a due sole ruote motrici nei rally raid non è poi così superato e la maneggevolezza del mezzo è sempre un aspetto da tenere in conto durante la progettazione.
Ci chiediamo quindi se già dalla prossima edizione qualche altro costruttore deciderà di puntare sulla filosofia costruttiva adottata dai francesi…. staremo a vedere!

Per il momento ci teniamo a ringraziare tutti coloro che ci hanno seguito in questi giorni. Vi consigliamo di seguire sempre la nostra pagina per notizie, curiosità e testimonianze storiche sul mondo delle auto! A presto! 🙂

– gli Amministratori di Sports Car Legends